David Lynch è un tagliaerbe
Non mi riferisco al mediocrissimo film di Brett Leonard con Pierce Brosnan, ma al racconto di Stephen King a cui il film citato è vagamente ispirato.
Vi ricorderete, comunque… L’apertura della coscienza, sino allo sconfinamento nella realtà virtuale. Nel superamento dei propri limiti “umani”.
Ecco, cosa c’entra Lynch? La serie capolavoro Twin Peaks “revival” è stata un disastro a livello commerciale, con ascolti bassissimi che peraltro sono scesi di puntata in puntata, ma chi ama il Cinema, perché Cinema più alto e anche oltre è, non può che esserne rimasto incantato, meravigliato e imprigionato. E, soprattutto, nello scorrere inesausto, fluido, magmatico ed ermetico di queste soavi immagini ipnotizzanti, credo che, come è capitato al sottoscritto, ne sia rimasto profondamente turbato in senso ascendente di un risveglio emozionale, di nuove aperture mentali scardinate dal maestro, che non per niente ha disseminato la sua opera capitale di simbolismi, barocchismi anche talvolta esagerati, nella ricerca, penso proprio, di squartare l’animo dello spettatore più sensibile, colui che può averne carpito l’assoluta bellezza e fascino estremo, nell’indurlo nelle sue viscere a riprendere coscienza, ad alleviarsi dal male quotidiano che affligge l’uomo medio, malato di “fighettismo”, di burocratica adempienza noiosa alla frivolezza merceologica, immerso senza fondo nelle sue bassezze, nelle sue dozzinali invidie giornaliere, nella sua esistenza piatta fatta di burle, sciocchezze, ambizioni sfrenate, ammorbato dalla sua visione utilitaristica, carnale, sessualmente avvinghiata alla più meschina e mentitrice apparenza.
Con Lynch abbiamo viaggiato alla ricerca della nostra purezza abissale, e il viaggio appunto di Cooper, del finale, per accompagnare Laura Palmer verso ancora l’incubo interminabile, è esemplificativo di tutto ciò.
di Stefano Falotico