La fuggente ambiguità di un uomo che scivola fra i lampioni, non amando le vite al lampone

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Eppur in un lampo mi rendo allampanato e, con sguardo vacuo, assomiglio sempre più ai personaggi di Joaquin Phoenix, attore coriaceo, bello quanto brutto a seconda degli attimi vaganti.

E mi perdo in queste notti che scandiscono le mie apatie, mentre la società crolla, sepolta dalle sue stesse vanagloriose chiacchiere. Rimugino sulla malinconia ed eventi attorno a me mi rendono triste, sbiadito tra una folle folla che si danna per scattarsi autoscatti in cui, birichini, involgariti nel gusto persino delle loro anime contraffatte, sì, scattano, nervosamente addobbati nella vanità più mentecatta.

Sono decorazioni poco natalizie… ma sol “rilucenti” di squallidi vizi…

Vado al bar, e il cinese è affiancato nel bancone da una ragazza, mi pare, di malaffare che si sporge di gran “balcone”. E le mie certezze barcollano, seppellite da un altro tradimento lascivo che mi sta sul gozzo. Sì, questo cinese è sposato e ha due bellissimi bambini, eppur stanotte pare che si “appaierà” con tal zotica che intanto “smanetta”… col cellulare e poi di mano spingerà…. E ne sono nauseato, un’altra purezza corrotta, infranta, in questa ricerca oramai di tutti di un sesso facile, di un sesso che possa distrarli da una vita che non amano più.

In radio passano canzoni romantiche e le “ausculto”, sì, nel battito cardiaco delle mie emozioni che, nonostante il marciume che veda e che calpesto, risquillano d’antica vigoria. Un restauro morale di me erto in tanta poca rettitudine. Imbocco la tangenziale e subito lo “schiamazzo” delle macchine strombazza la frenesia di una sera oramai inoltratasi nel buio della perdizione di massa. Tutti affannati a guidar con velocità, non osservano il panorama e si schiantano nel vivere agganciati al tunnel delle loro cattiverie, delle ipocrisie più insudiciate da pneumatici cor(pi) abbaglianti, no, abbagliati solo da come domani, che è sabato, si abbiglieranno. Nel solito porcile sconsiderato di un mondo perso, strozzato eppur tanto gridante la sua indecorosa dignità.

Piangente come un salice invernale, mi ricordo di Taxi Driver.

E mi assopisco, mi sveglio e starnutisco.

 

 

di Stefano Falotico

 

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