La marginalità e la misantropia, due “pregi” che hanno sempre caratterizzato il mio (non) modus vivendi
Da molti anni a questa parte, sono amante della solitudine. Ogni qualvolta mi approccio al prossimo per cercare d’instaurare un contatto vengo travolto da sentimenti di sfiducia nei confronti dell’umanità, e giustamente mi accascio, perché non val la pena investire su chi tradirà le tue emozioni, le rosicchierà e, rubandoti l’anima, deluderà soltanto la tua visione pacifica della realtà. Sì, la gente comune è sempre presa dalle proprie stronze ambizioni e s’illude in chimere, invero vi dico, assai facete. Eppure avanzano, zombi, insozzando i cuori altrui e il mio altrove. Sì, non rimpiango le mie scelte, sebbene tutti abbiano tentato, nei più svariati modi, violenti perfino, ricattatori, “abusivi”, arbitrari e cinici, di depistarmi dal mio innato intendimento: cioè allontanarmi dal mondo e isolarmi. Molti dicono che non siamo nati per essere isole felici, appagati di noi stessi. Infatti, sbagliano. Io sostengo che bisogna crearsi la propria isola e se è invece infelice tanto meglio. Sprona alla creatività. E alla folle lucidità! Basti pensare a Philip K. Dick o a Edgar Allan Poe, non avevano amici, se ne stavano per fatti loro ed erano anche abbastanza suscettibili se si parlava loro di sesso e feste. Sì, oggi sono tutti ossessionati dalla socialità e, anche se non hanno nessun talento, si sbracciano e azzuffano pur di ottenere i loro 15 minuti di celebrità. Ma sono “minuti” nell’anima e c’insudiciano soltanto con le loro velleitarie azioni, tese solo al soddisfacimento effimero, estremamente passeggero e vacuo, della loro frivolezza bellamente, dunque bruttamente, esposta. Per questa fiera delle vanità. E caduchi stan già imputridendo nel corrompersi e svendersi, offrendo immagini di sé alquanto abiette, moralmente discutibili, oscenamente appunto impresentabili.
Allora, tanto vale mandare a fanculo il mondo, riguardare I guerrieri della notte e ascoltare Spare Parts di Springsteen.
Sì, con buona pace di chi ha tentato orrendamente di cambiarmi, posso “rassicurarli”. Sono ancora, grazie alle loro patetiche insistenze e pressioni, più “depresso” e distante di prima, freddo e romanticamente amante della mia mente. Nelle notti contro la futilità e le altrui opprimenti nebbie.
E ne son contento, alla faccia di chi mi dice che gli arreco “tristezza”.