Immortals, recensione

racconti-cinema-immortals-copertina-

Oggi recensiamo un film piuttosto sottovalutato ai tempi della sua uscita, avvenuta nell’anno 2011, ovvero Immortals di Tarsem, qui accreditato col suo completo nome all’anagrafe, Tarsem Singh Dhandwar.

In Italia è stata la 01 Distribution a fregiarsi della release.

Siamo nel tenebroso 1200 a.C. La Gregia è tenuta in scacco dal malvagio Re Iperione (Mickey Rourke) che, impossessandosi del potentissimo arco di Epiro, vorrebbe liberare i Titani, imprigionati da Zeus (Luke Evans), dalle profonde viscere del Monte Tartaro per scatenare un’ecatombe assai pericolosa.

Teseo (Henry Cavill), combattente valoroso dalle umili origini contadine, la cui madre è stata sanguinosamente assassinata da Iperione davanti ai suoi occhi, si schiererà in battaglia contro di lui per destituirlo e impedirgli di compiere la liberazione degli dei malvagi che sono, da tempo immemorabile, schiavi all’interno d’un roccioso antro segreto conficcato, come detto, nel Monte Tartaro ove or giacciono emozionalmente ibernati e addormentati nella più assoluta immobilità innocua. Ma che, al risveglio, potrebbero acquisire onnipotente ferocia distruttiva.

Nella sua impresa, sarà aiutato dalla sibilla Freda (Freida Pinto), nel frattempo divenuta sua amante, dal fiero condottiero divino Poseidone (Kellan Lutz) il mitologico re dei mari, e dal suo fido, scapestrato ma coraggioso amico Stavros (Stephen Dorff).

Il regista Tarsem, su sceneggiatura dei fratelli Vlas e Charles Parlapanides, allestisce un affascinante potpourri visivo che attinge a piene mani da 300 e di conseguenza dalla graphic novel di Frank Miller da cui era stato tratto il film di Zack Snyder, invigorendo e reiterando il suo stile oramai collaudato, infarcito di figurativismi barocchi e scenografie kitsch, maestose e luccicanti, permeando la sua pellicola di un’atmosfera caliginosa, angosciante e persino claustrofobica, riproponendo fortemente la sua estetica visiva dopo gli apprezzati ma comunque discutibili The Cell e The Fall, avvalendosi in quest’esplosiva pirotecnia fantasmagorica dei colori torbidamente ipersaturi della fotografia roboante e luccicante di Brendan Galvin.

Dopo una prima mezz’ora plumbea, notturna e molto lenta, il film comincia a carburare e la violenza abbonda a iosa, sebbene altamente stilizzata e dunque compressa in giocoso stile PlayStation.

Svetta il carismatico e qui animalesco Mickey Rourke in una delle sue ultime prove imponenti, mentre Henry Cavill, se da un lato possiede il muscoloso, slanciato e atletico physique du rôle perfettamente n linea con gli ellenici canoni di bellezza del suo epico re di Atene, d’altro canto è poco trascinante e la sua prova risulta molto anemica e fiacca.

Immortals è un film estremamente conturbante, visivamente parlando, che gioca molto bene coi contrasti cromatici delle lucide armature degli dei e dei cavalieri, con le loro taurine possanze impressionanti, miscelate a tramonti incendiari e a un’ottima computer graphics per nulla fastidiosa.

Ma manca di pathos, non emoziona, nonostante i suoi robusti attimi sfavillanti e furiosamente appassionanti, dura troppo, annoia non poco in molti punti e, a fine visione, è il classico film che, ahinoi, si dimentica subito.

Piccola curiosità: il compianto John Hurt interpreta qui la parte di un saggio vegliardo. Almeno all’apparenza. Guardate il film e capirete chi è davvero se vi dimostrerete fini spettatori assai attenti.

di Stefano Falotico

 

Lascia un commento

Home Recensioni Immortals, recensione
credit