Ho rivisto John Wick, vedrò il terzo? Ancora intanto recensisco il primo
Ebbene, come sappiamo, nei prossimi giorni uscirà nei cinema di tutto il mondo John Wick 3 – Parabellum, terzo capitolo di questa saga interpretata da uno smagliante Keanu Reeves, inaugurata appunto dal capostipite che prendiamo oggi in analisi.
Ora, stasera voglio allontanarmi da qualsiasi linea editoriale e scrivere una recensione falotica peraltro piuttosto concisa ma solida.
La trama la sapete tutti:
un ex sicario micidiale e invincibile, John Wick, si è ritirato da ogni attività criminale, rifugiandosi semi-eremitico nella sua lussuosa, appartata villa.
Gli è appena morta la moglie, afflitta da un impietoso male.
Sua moglie, prima di morire, aveva regalato a John una cagnolina. Che gli viene recapitata a casa sua, sotto forma nascosta di pacco misterioso da parte di un mittente sconosciuto, a pochi giorni di distanza dal suo decesso. John Wick apre la scatola e rinviene una gabbietta con dentro appunto la docile creatura. Scartando la lettera allegatavi che scopre essere firmata e inviatagli da sua moglie. La quale aveva scritto questa epistola commovente prima del suo trapasso. Presto, fanno irruzione a casa sua dei loschi figuri che, al buio nello scantinato, lo massacrano e gli ammazzano la piccola, indifesa cagna. Rubandogli perfino la sua macchina costosa e d’epoca. Costoro, ignari di chi fosse la persona che hanno aggredito, hanno appunto commesso un ingenuo, letale errore di valutazione. Perché la loro vittima altri non è che, come detto, John Wick, l’ex killer più combattivamente pazzesco sul mercato. Che, contro di loro e gli scagnozzi sferratigli contro dal capo malavitoso Viggo Tarasov (il compianto Michael Nyqvist), scatenerà una vendetta omicida senza pari.
A fargli da spalla vi sarà soltanto il suo amico Marcus (Willem Dafoe) che, agendo di sotterfugio, gli salverà la vita in più occasioni.
Che dire? Ottimo action e revenge movie, molto fumettistico, stilizzato quanto il look tirato a lucido di un Keanu Reeves che, a sorpresa, dopo tanti anni di appannamento attoriale, ritrova qui un ruolo a lui congeniale. Indossando perfettamente, anche dal punto di vista recitativo, la parte del bello e dannato, eterno piccolo Buddha. Un cavaliere tenebroso con tante macchie e la sua indistruttibile, enigmatica maschera ieratica con addosso nessuna paura, un revenant implacabile, un Terminator in abiti neri da sfilata di moda dei capi d’abbigliamento più eleganti e pregiati.
Infatti, l’esordiente Chad Stahelski, assistito dal non accreditato David Leitch, allestisce un adrenalinico, irresistibile film godibilissimo, strizzando l’occhio all’estetica videoclip quasi pubblicitaria da profumo di Giorgio Armani ma senza mai dare nell’occhio. Mantenendosi equilibrato anche quando calca troppo la mano su insistiti duelli a fuoco un po’ irrealistici e perfino ripetitivi. I primi tre quarti d’ora sono un bijou. Rarefatti e al contempo folli. Verso l’ultima mezz’ora però il film si ammoscia non poco e il finale è davvero fiacco.
John Wick è stato il classico sleeper. Cioè quel film a cui nessuno avrebbe dato una lira, come si diceva una volta, che si è però rivelato un ottimo successo di pubblico e Critica.
Tanto da generare due seguiti.
È un grande film, insomma?
Grande film in senso strettamente cinematografico, no, ma la fotografia patinata eppur ammaliante di Jonathan Sela sa il fatto suo e questo guilty pleasure fa la sua porca figura. Anche se è stato indubbiamente sopravvalutato.
Il boogeyman JohnWick, siamo sicuri, che non si fermerà al terzo episodio.
di Stefano Falotico